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Lo Stûpa dei Loti ammassati (Padmâvali Chaitya)

Nepal - Legno - Alto 17 cm. Largo 13 cm. - XVII Sec.

Il termine “chaitya” o “stupa” designa tradizionalmente un tumulo di terra o pietre avente la funzione di indicare il luogo nel quale è stata innalzata una pira funeraria. Lo stupa ha assunto un’importanza maggiore nel buddhismo, dove assolve anche la funzione di reliquiario. Questo oggetto ha sostituito per lungo tempo l’immagine del Buddha storico Shâkyamuni in una fase aniconica dell’arte buddhista, e, ancora oggi, questa identità simbolica tra lo stupa e il Buddha è invariata.
La letteratura buddhista identifica una serie di otto tipi di stupa, derivanti da prototipi indiani edificati, secondo la tradizione, in ciascuno dei luoghi connessi con la vita o l’insegnamento di Shâkyamuni.Questi stupa sono monumenti commemorativi che hanno la funzione di evocare i quattro momenti essenziali della vita terrena del Buddha, ossia la nascita, l’Illuminazione, la prima predicazio- ne e il parinirvâna, e i suoi quattro miracoli più noti, quali la discesa dal cielo Tushita, il grande miracolo di Shrâvastî, il miracolo di Vaishâlî e la riconciliazione dei dissidenti (1). Lo stupa in miniatura qui presentato appartiene alla tipologia “dei loti ammassati” (2), qui ben visibili al di sopra di una corolla di loto sostenuta da una base quadrangolare, collegabile allo stupa eretto da Shuddhodana, padre di Shâkyamuni, nel giardino di Lumbinî a Kapilavastu, quando il figlio nacque, con lo scopo di commemorarne i primi sette passi, in corrispondenza dei quali sbocciarono dal terreno altrettanti fiori di loto al tocco dei suoi piedini(3). Sotto la base di questo stupa sono infatti raffigurate le due impronte del Buddha, circondate da petali di loto.
In Nepal, questo tipo di stupa, noto come Padmâvali, che significa letteralmente “fila di loti”, con riferimento ai suoi nove anelli petaliformi costituiti dai loti ammassati, è collegato all’antica simbologia del fiore di loto descritta in un mito di creazione in cui il fiore apparve automanifestandosi sulla superficie del lago Nâghrada, che copriva tutta la Valle del Nepal ad eccezione della collina di Svayambhû, dove oggi sorge il più importante stupa della valle. Secondo la tradizione, il fiore, autogenerato e risplendente, era dotato di un milione di petali, simboleggianti le sue molteplici qualità corrispondenti ad altrettante multiformi manifestazioni dell’universo (4).
La maggior parte degli esemplari di Padmavâli chaitya si trovano per lo più nella città di Patan e le date che compaiono su molti di essi abbracciano un periodo che va dal XVIII al XX secolo, anche se ciò non implica che ne siano stati realizzati in precedenza.
Alla base dell’urna cupoliforme, che corrisponde alla parte più importante dello stupa, sono raffigurate quattro nicchie contenenti i Buddha Cosmici, che presiedono alle quattro direzioni cardinali. I quattro Buddha si trovano anche sui lati della base dello stupa, ciascuno affiancato da quattro Bodhisattva, ai lati dei quali si trovano due stupa.
La funzione di stupa in miniatura come questo, oltre a quella di far accumulare meriti a chi ne commissiona l’esecuzione, è legata alle feste cerimoniali e rituali newar, durante le quali vengono esposti dai fedeli in strada, costituendo così una sorta di lungo cammino di pellegrinaggio. Queste processioni rituali si svolgono in diversi centri della valle e in diversi periodi dell’anno (5).

(1) Giuseppe Tucci, Indo-tibetica, vol. I, “Mc’od rten” e “Ts’a Ts’a” nel Tibet Indiano e Occidentale. Contributo allo studio dell’arte religiosa tibetana e del suo significato, Reale Accademia d’Italia, Roma 1923, pp. 23-24.
(2) Ibidem. (3) Ibid., p. 14. (4) Niels Gutschow, The Nepalese Caitya. 1500 Years of Bud- dhist Votive Architecture in the Kathmandu Valley, Edition Axel Menges, London 1997, p. 271. (5) Ibid. pp. 77 and 79.

ALC (Free Circulation) 

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