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Due forme di Bhairava accompagnate da Ganesha e Kârttikeya

Nepal - Rame dorato - Alti cm. 25 - Larghi cm. 22,5 - XVIII-XIX Sec.

Le due immagini più grandi che appaiono su questi rilievi rappresentano due forme di Bhairava, manifestazione irata del dio induista Shiva, dalla quale deriva anche il dio buddhista Mahâkâla, il cui nome, “Grande Nero” o “Grande Tempo”, non è altro che un epiteto di Bhairava. Entrambe le divinità sono oggetto di una particolare venerazione nella Valle del Nepal, dove la loro iconografia, oltre al loro stesso culto, è sovente fusa, al punto da rendere difficile, in taluni casi, riconoscere l’una o l’altra divinità. Infatti, Bhairava e Mahâkâla condividono i loro attributi, il corredo macabro, la posa marziale e talora anche i significati simbolici.

Accanto alle due divinità centrali più importanti, la cui origine scivaita è segnalata dalla presenza del tridente, emblema di Shiva, stretto in mano dalla figura centrale di sinistra, si trovano i due figli più importanti di Shiva e Pârvatî: Ganesha e Kârttikeya nel suo aspetto marziale.

Il primogenito, Kârttikeya, raffigurato sul pavone, una delle sue due più note cavalcature, sembra abbia rivestito una certa importanza nella Valle soprattutto durante l’epoca Licchavi e durante il primo periodo Malla, quando il fratello più piccolo, Ganesha, sembra aver giocato un ruolo minore[(1). Successivamente la sua importanza fu offuscata dalla popolarità crescente di Ganesha, che nella Valle del Nepal, così come in tutto il sub-continente indiano, gode di un culto privilegiato. Infatti, l’immagine del dio dalla testa di elefante, talvolta aniconica o automanifestatasi miracolosamente in una pietra o nelle radici di un albero, è visibile in ogni angolo, incrocio, piazza e abitazione della Valle. La venerazione a lui rivolta si riflette in ogni rito pubblico o privato, dove il nome di Ganesha è il primo ad essere invocato fra quelli degli dei del pantheon induista[<<(2).

  ALC (Free Circulation)

 

 

 

 


[1] Mary Shepherd Slusser, Nepal Mandala. A Cultural Study of the Kathmandu Valley, Princeton University Press, Princeton 1982, p. 259.

[2] Ibid. p. 261.

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